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-RICCARDO E FAMIGLIA-

GOAL

RAGGIUNTO!

GOAL: MACCHINA CON PEDANA

LA STORIA

Nell’ottobre 2019 a Riccardo viene trovato un tumore alla testa. Quando arriva la diagnosi la massa, purtroppo, è già di notevoli dimensioni.

Giusto il tempo di esaminare la situazione e in un paio di giorni l'intervento viene programmato, il tumore comprime severamente il cervello. 

 

È la mattina del 28 ottobre 2019 quando Riccardo entra per la prima volta in sala operatoria, lo attende un lungo e delicato intervento. L'equipe medica dell'ospedale di Niguarda ci informa dei possibili rischi collegati all'operazione; come si spera in queste situazioni, li accettiamo pregando che vada tutto bene. 

Non è andata così, purtroppo. Il tumore viene rimosso ma Riccardo esce dalla sala operatoria con una grave tetraplegia che porterà ad un susseguirsi di problematiche non prevedibili legate alla ferita alla testa che metteranno a dura prova anche lo staff medico che lo aveva preso in carico; solo la forza e la positività del neurochirurgo ci hanno dato speranza in quel momento.

Così, dopo altri due interventi alla testa, si può definire Riccardo fuori pericolo di vita ma ancora in condizioni molto delicate.

 

Passano ben quattro mesi durante i quali, a causa di continue complicazioni, Riccardo non può cominciare la fisioterapia prevista e quando, finalmente, la inizia le conseguenze del lungo allettamento e di una mancata mobilizzazione si fanno sentire; i dolori sono fortissimi e continui. A questo punto la tetraplegia sembra destinata a rimanere una incognita che si estende su tutto il futuro.

In ospedale, a un mese e mezzo dall'inizio della fisioterapia, una febbre alta e improvvisa desta una grossa preoccupazione per i possibili effetti sulla salute di Riccardo che viene prontamente spostato dal reparto di neuroriabilitazione a quello di medicina interna. 

 

Il 24 febbraio 2020 è una data che nessuno di noi potrà facilmente dimenticare ma che, vi assicuro, Riccardo non dimenticherà più. I reparti iniziano a prendere coscienza del cataclisma che sta per abbattersi su tutti noi e che li coinvolge in prima persona. Un’ emergenza sanitaria che sta cambiando il mondo e dalla quale Riccardo si trova improvvisamente travolto: è positivo al Covid19. Trasferito in un reparto dedicato, vive la terribile esperienza della prima ondata dove il tempo per curare un tetraplegico non c’è. Passa così tre mesi in isolamento, letteralmente paralizzato in una stanza e senza possibilità di comunicare autonomamente con l’esterno. Ancora adesso rimangono nella sua memoria lo sconforto e il terrore della morte che ogni giorno entrava nelle stanze a fianco senza chiedere permesso. Ma Riccardo cerca di non abbattersi, ha una grande forza di volontà, ha fede in Dio e si forma attorno a lui una cerchia di amici che pregano per lui da lontano, non potendo fare altro. L'unica cosa a cui aggrapparsi sono la preghiera e la voce al telefono della sua famiglia. Unico segno di una presenza amica e "vicina". 

 

Finalmente dopo continui ed estenuanti tentativi, richieste e ricerche nelle strutture sanitarie, Riccardo viene trasferito in una struttura di neuroriabilitazione che accetta i positivi al Covid – ebbene sì, è ancora positivo al malefico virus - e che garantisce almeno la minima parte del lavoro di fisioterapia. Ma come la prima volta, la ripresa dell'attività fisica mostra i gravi danni causati dalla immobilizzazione forzata. Diventa sempre più difficile e complicata la ripresa, sia fisicamente che psicologicamente. 

Proprio a fronte della situazione psicologica, in luglio si decide per un suo rientro a casa.

 

Così dopo ben dieci mesi lontano dalla famiglia, Richi fa ritorno finalmente al focolare domestico. Ma ben presto le sue condizioni dimostrano che non può rimanere a casa, non è ancora il momento: non solo per una difficile gestione della sua patologia ma anche per la logistica che non gli permette di uscire con la carrozzina – non ha le dimensioni adatte all'ascensore -, che non gli consente nemmeno di muoversi agevolmente in casa. La sua situazione clinica lo costringe ad utilizzare tutta una serie di macchinari che lo spostino dal letto alla carrozzina e viceversa. 

Tanti tentativi di capire come fare, le circostanze ci costringono a ragionare per trovare una soluzione.

 

Riusciamo ad ottenere una visita presso la struttura Villa Beretta di Valduce a Costa Masnaga con il Professor Molteni. Non ci sono dubbi, Riccardo deve essere ricoverato, necessita di riabilitazione, non c'è altro tempo da perdere.

È una bella notizia, si riaccende la speranza.

Il 27 agosto entra in struttura, triste lui e tristi noi per un secondo distacco, ma certi del bene che avrebbe ricevuto. E così è: Riccardo viene preso in carico, credendo in lui e lavorando molto si cominciano a vedere i primi risultati e a delinearsi degli obiettivi realistici.

Quasi quattro mesi dopo, a dicembre, in tempo per il S. Natale, Richi torna finalmente a casa con un programma di rientri settimanali in struttura per la fisioterapia, impegnativo, ma molto promettente.

 

Inutile dire che, a causa di tutta questa situazione, Riccardo perde, a ottobre 2019, l'attività che svolgeva. Oggi, come famiglia, ci troviamo senza più il suo stipendio, con nuove necessità da affrontare e con tantissime difficoltà economiche.

Non ci siamo mai persi d'animo ma non neghiamo le difficoltà che non ci permettono di affrontare necessità in questo momento primarie. Una di queste è l'acquisto di un mezzo per disabili per portare Riccardo alle visite mediche e a fare fisioterapia.

E' anzitutto per questo che chiediamo oggi un gesto di solidarietà a quel luogo e quelle persone che, come noi, credono che la verità di un uomo sta nell'essere amato a prescindere da tutti i suoi limiti, errori e incapacità o diversità.

 

Certi che poter condividere concretamente la fatica dell'altro, qualunque essa sia è l'unica strada per cambiare se stessi e il mondo.

 

Un grazie di cuore ad ognuno di voi. 

Riccardo, Elisa, Davide, Luca e Giulia.

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